Protagonisti : Giuseppe Capaldo
Napoli 21/03/1874 – Napoli 11/08/1919
Napoli, quartiere Porto, via Madonna della Potenza civico 18, da Raffaele, e Filomena Giannelli veniva alla luce il 21 marzo 1874 Giuseppe Capaldo, la coppia di popolani aveva già un figlio: Pasquale, dopo Giuseppe vennero al mondo Annunziata, Gennaro e Carolina. Il quartiere Porto, era fra i più popolari della città, confinava con quello di Mercato-Pendino nel quale aveva avuti i natali l’altro astro della poesia popolare dell’epoca: Vincenzo Russo (1). In questa zona, brulicante di marinai, prostitute e cenciaiuoli vivevano la loro grama e modesta esistenza i coniugi Capaldo, gestori di una bettola o cantina, o qual dir si voglia, questa era ubicata in via del Piliero. Il piccolo Giuseppe studiò presso un collegio di preti, presa la licenza di scuola elementare, a dodici anni, iniziò ad aiutare i genitori nella cantina paterna. La sua prima canzone, musicata dall’ottimo maestro Alberto Montagna. L’esile figura del poeta era ancora, qualche decennio fa, ricordata da qualche vecchio frequentatore del locale; così lo descrivevano: “Impeccabile nella sua mise. Dal colletto sempre, austeramente, inamidato; dalla cravatta a farfalla sempre perfettamente annodata e dai baffetti sfuggenti accuratamente impomatati” .
Testimonianze e ricordi
Ricordo di mio padre«Se io, come la maggior parte degli uomini, avessi potuto avere la gioia di essere sorretto,guidato, accarezzato,nella mia fanciullezza, da mio padre, forse avrei potuto seguire le sue orme. Ma il destino volle separarci 40 anni orsono, quando io contavo appena quattro primavere. Egli che aveva tanto lavorato,tanto prodotto, che aveva fatto cantare Napoli e il mondo intero, lasciò me e la mia famiglia privi di sostanze, fui chiuso in collegio e,anche quando ne uscii, solo una grande forza morale, e una tenace volontà mi sorressero e mi aiutarono a superare periodi criticissimi. Così ,ben presto, mi trovai alle porte dei vent’anni, annullato dalle difficoltà,Andai soldato con la mia classe di leva e gli eventi africani e quelli europei, nonchè cinque lunghi anni di prigionia in India, mi diedero un altro colpo. Ma il tempo e le stesse peripezie, hanno voluto che io conquistassi tanta e tanta esperienza, anche per sostenere più facolmente la lotta per l’esistenza.
Tolmino Capaldo